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Satvrnia Tellvs
Members | |
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Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming (2009-present) |
Member(bands): Nova Lux |
# | Discography | Type | Year | |
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1 | Promo 2009 | EP | 2009 | Show album |
2 | Elysivm | Full-length | 2011 | Show album |
3 | De Constantia Sapientis | Full-length | 2014 | Show album |
4 | Sûtrâtmâ | Full-length | 2016 | Show album |
Promo 2009
Members | |
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Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Tracks | |||
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1. | Satvrnia Tellvs | 11:01 | |
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2. | Viaggio Verso La Conoscenza | 07:37 | |
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3. | Elysivm | 04:57 | instrumental |
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23:35 |
Elysivm
Members | |
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Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Tracks | |||
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1. | Satvrnia Tellvs | 09:21 | |
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2. | Viaggio verso la conoscenza | 06:58 | |
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3. | L’impervio sentiero | 05:14 | |
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4. | Sol Invictvs | 03:00 | instrumental |
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5. | La via per l’essere | 06:23 | |
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6. | Luce dello spirito | 06:36 | |
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7. | Elysivm | 04:03 | instrumental |
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8. | Parnaso | 07:42 | |
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49:17 |
De Constantia Sapientis
Members | |
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Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Tracks | |||
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1. | Praelvdivm | 01:55 | instrumental |
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2. | De Providentia | 07:42 | Show lyrics |
Descritta dal fato la via del savio: irta e severa la sua traversata, ove la foschia annebbia la vista e la percezione ma l’Alto accoglie chi la grandezza avvince. Quieto ed immobile l’animo più grande, l’imperturbabile forza della Virtù che, come roccia esposta ai venti, non cede alle avversità ma le abbraccia e si fortifica: La via della Saggezza passa attraverso i mali. L’uomo, riflesso di un’esistenza vuota, viziato dai desii più meschini, spinge se stesso in un baratro senza fine, in un vortice in cui il moto verso il basso non s’arresta. Circondata è la sua vita da vacuità infinite che considera come la felicità più pura: effimeri piaceri ed oggetti che venera al di sopra di ogni bene. Il trionfo dell’esteriorità, la vanità come maestra. Ma è la provvidenza la tua vera guida, accetta il tuo destino e compi il suo cammino verso il ritrovato sole di se stessi, là dove l’essere ha i suoi nascosti accessi. Abbandona ciò che spinge ad una fine miserevole, rifiuta quel che il tuo animo rinnega. Segue il sentiero del fato predetto l’uomo che della passion non rincorre il motto: L’incanto del cor che ancora affida al canto il disio avido e infinito. |
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3. | De Constantia Sapientis | 09:13 | Show lyrics |
L’uomo più grande non è forse testimone di una lenta fine che sempre più incalza? Che sempre più freme di abbattere ciò che cospargono i semi dello Spirito? Rovine per colui che inquieto geme. E forse egli stesso non è vittima di un meccanismo distruttivo che sempre più dimora? Il baratro del nero abisso avvolge l’essenza di una fredda e vuota materiale esistenza. Privo di turbamento è l’animo saldo ed invincibile, inespugnabile da alcuna contumelia il suo essere. Solo il debole cade nelle trame dell’offesa e l’inquietudine si fa padrona della sua anima. Oltre la vita arde colui che sa. Pari a Dio è l’uomo che vede, privo di dolore ed umana debolezza. Dal tempio dell’Io il saggio ripone le armi e domina se stesso. Alle soglie del Sé si smarriscono le orme d’umana natura; affiora il germe di nuova vita alla foce del fiume del risveglio. Scruta all’orizzonte, ai confini di te stesso, sgorga dentro te il nettare divino. Sconfiggi il demone che risiede entro te, turpe bestia invidiosa del Sé! La fermezza del saggio passa da qui: lungi dall’adirarsi e dall’essere ferito. |
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4. | De Ira | 07:06 | Show lyrics |
Un turbine ingoia ciò che giace inerte e fermo, quieto e paziente laddove freme una passione fugace che strappa la pace con grido aberrante: l’urlo di chi, stolto, è vinto dalla morsa dell’ira funesta, signora che ribolle nel cuore di coloro in cui dimora il seme dell’odio. Folle è lo sguardo, truce è la voce di chi è colto dal tuo abbraccio fatale quando da un tetro sipario lentamente accresce la discordia e la vendetta in dissennati e dissoluti. La ragion ti fece schiava, e tu, ribelle osi sfidarla insinuando rabbia e fragore nell’uomo che osa ospitarti. Ma invano tenti l’animo del Saggio che schiavo non fu della tua mutevolezza; solo il pazzo t’accoglie nella sua casa incapace di arrestare le tue nefaste azioni. L’opposizione alla verità è la tua prerogativa ma ciò ti condanna all’eterno esilio. Ma forse, sciocco, ti impressiona la sua ferocia? Oh, figlio di una volontà smarrita, nulla vi è di più caduco ed effimero d’essa come la maschera di un attore, simulacro di una passione che attrae la quale finzione crea suggestione. Come? Ancora accogli in te la follia? Ripudia la sua tremenda collera! Non vedi oltre i tuoi occhi? La sua ingordigia ti rende schiavo. Non scorgi i suoi difetti? I suoi vizi? Non odi il fragore dell’armi nemiche? Abbatti le mura dell’offesa e contro te stesso rivolgi la spada! Ma il tuo spirito è troppo avvezzo alla materia: denaro, banchetti e fama prediligi. Disprezza queste vanità ed alimenta il tuo animo alla pace, alla quiete, alla grandezza interiore. |
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5. | Consolatio ad Marciam | 02:53 | instrumental |
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6. | De Vita Beata | 06:13 | Show lyrics |
Il frastuono del mondo è lungi da te, non più le stolte parole dei più risuonano negli angoli sperduti di questa vita, la cui essenza non è compresa. In te stesso l’occhio scruta, in te stesso la voce ascolta, comprendi sì che la verità passa attraverso l’intimità dell’Io. Non trovi che la libertà sia il frutto più gradito? Indifferente alla sorte è l’incalzare degli eventi. Ricchezza o povertà? L’enigma che affligge gli uomini, ma ricco è colui che è povero e la sua vita non teme, e non è flebile la sua voce se delle ricchezze non preme poiché lo Spirito accoglie in sé l’eterna pace. Carezza le tue membra il calore della luce, culla il respiro la veglia dell’interiore voce. Disseta le tue labbra questa fresca foce, risveglia or la fiamma ch’entro avvampa e coce! |
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7. | De Otio | 04:20 | Show lyrics |
Vedi, quella strada lì sul colle? Essa abbraccia il silenzio, l’eremo che spinge alla contemplazione, lontano dall’ingiuriosa lingua degli uomini. Il ritiro spirituale come somma felicità, regola di vita di nobile volontà. Lo spazio ed il tempo s’arrestano nella visione di realizzata esistenza. La sete di conoscenza ti avvolge e ti spinge ad agire inseguendo cosmo, sole e stelle, percorrendo la rotta della vita ritirata. L’universo e gli elementi vuoi capire, forse che Dio sia raggiungibile? I tuoi occhi non sono più ciechi ed ora la tua mente è finalmente... libera! |
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8. | De Tranqvillitate Animi | 04:45 | Show lyrics |
Un grido risuona all’interno di Sé: è il richiamo dell’animo in conflitto, la cui morsa stringe il cuore inquieto quando il turbamento nasce in se stessi. Ma l’azione è la via della liberazione, il cui anelito distrugge ogni tormento che affligge l’essere laddove impazza il basso richiamo d’umana viltà. Sprigiona dal Sé la comprensione della vita come bene sfuggevole, e se tutto è vano la sorte non ferisce colui che scorge la verità e coglie il Vero. Non all’esterno rifulge la fiamma, non all’esterno si rivela l’aurora, ma lo sguardo interiore segna il cammino dell’immensa tua divina acheropita. |
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9. | De Brevitate Vitae | 06:24 | Show lyrics |
Scorre il tempo ai passi lenti e silenti nel mar dell’inerzia di un’esistenza dedita alla ricerca della futilità dei vili desii. Che sia dunque questo il nostro fato? La vita è come un immenso lampo la cui entità di breve durata è come la luce di una fiamma che arde in noi quand’essa è colta. Sepolcri e rovine nell’individuo dell’oggi se offuscate immagini annebbiano il bagliore della luce. Il risveglio è solo un singolo istante che eterno vive per colui che freme di giungere alla libertà dello Spirito scevro dalle passioni fugaci. In se stessi è racchiuso il dono dell’immortalità della vera vita. |
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10. | Postlvdivm | 04:09 | instrumental |
(loading lyrics...) | |||
54:40 |
Sûtrâtmâ
Album versions
Release date | Label | Catalog ID | Format | Description |
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November 30th, 2016 | Cvlminis | CD | Pro CD-R, Limited edition | |
November 30th, 2016 | Cvlminis | Digital | Bandcamp | |
November 10th, 2016 | Sepulchral Silence | Digital |
Members | |
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Band members | |
Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Miscellaneous staff | |
Giovanni Lupus Adamo | Drawings and artwork |
Veirg | Mixing and mastering sessions |
Tracks | |||
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1. | Tamas | 02:17 | Show lyrics |
"Svanite nelle lontananze come apici di vette le chiarità disincantate e stellari del sovramondo, di là dai fuochi impuri della sostanza vitale collettiva e le nebbie e i miraggi della moderna "cultura", sembra preannunciarsi un’epoca in cui la stessa affermazione "luciferica" e teofoba individualistica sarà definitivamente travolta e potenze incontrollabili trascineranno nella loro scia questo mondo di macchine e di esseri ebbri e spenti, che nella loro caduta hanno innalzato per esse templi titanici ed hanno loro aperte le vie della terra".* *From Julius Evola’s "Revolt against the modern world" |
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2. | Clepsydra | 12:05 | Show lyrics |
Di Crono la clessidra che fuggevole evade dell’alfa e dell’omega il punto in cui restare e le mutevoli volte di chiarori sparire, al tetro sussurro del buio precipitare. Ma la speme non giace laddove la tempesta si fa più forte di una lucerna ancora accesa quando dal basso dell’abisso al calare vorticoso inverte la sua rotta verso un ampio spazio chiuso. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. Il tempo, lo sai, è mutevole e fugace, la sua entità è ancora triste e vana quando dal silenzio una candela resta accesa a contemplare del Sole l’ora dell’ascesa. Comprenderai allora che la vita è questa: come l’aurora che rischiara e poi albeggia, e infine ritorna l’oscura luce mesta, come eterna rota senza posa. Ed ecco la formula dell’esistenza resa: candela spenta, questa è la sua intesa. Fiamma che non avvampa nella notte, che non incide ma trabocca nel nulla e poi si arresta. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. L’inesistenza che si fa viva, come trama d’incanto, la finzione che avvolge l’individuo in un manto. E l’abissale caduta che si crede modo ideale di giocare alla vita e inebriarsi del banale fin quando le è ancora concesso di esser guida o maestra della superficiale visione nell’artificio umano. |
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3. | Il dio d’acciaio | 08:11 | Show lyrics |
Cavità meccaniche, elettrici conduttori di legamenti elettronici. Tichettii assordanti, gas tossici di malsanità liquefatte. Il mondo industriale, laboratorio infernale di esperimenti ed escrementi. Catrame e petrolio, l’oro del secolo nostro, ricerca deleteria della contaminazione. Questa è dunque l’era che del Kali Yuga è l’espressione; Questa è dunque l’era che d’acciaio è celebrato il dio. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Luci ad intermittenza, segnali impazziti di allarmi di fuoco. Pulsanti e leve in un unico intreccio di costruzioni sofisticate. Velocità e fragore, ideali archetipi di scellerate vetture autodistruttive. Uomini senza vita, automi e servili spinti in un vortice dettato dal profitto. Questa è dunque l’era che del mondo è la materia guida; Questa è dunque l’era che della follia è la vita dimora. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Il dio.. il dio.. il dio.. d’acciaio! |
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4. | Crisalide | 09:13 | Show lyrics |
"Silenzio! Silenzio! Sono un astro che procede con voi e che splende dall’abisso". Offro incenso, latte e miele a questa somma libagione. Il sacrificio si compie, nell’alto del cielo si cospargono i semi. Il Soma scorre nelle vene e il cuore ne è calice. Nel supremo momento dell’avvicinamento l’Io si frantuma sino a sparire e ricomporsi nuovamente in una crisalide la cui luce è vita. Forma senza forma è la sagoma che ora assumo. Nell’incedere del cammino il passo stesso sparisce. Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Respiro di cristallo e corona d’oro, manto purpureo e scettro d’avorio. Nelle mie mani risplendono eterne; infranti resti della prima morte. |
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5. | L’analogo e il reale | 10:41 | Show lyrics |
Tra l’aurora e l’astro del cielo dormiente il nume e l’estro del monte sapiente, dove l’austro soffia alle pendici silenti e Borea si fa vortice dei solstizi morenti. Il mesto andare già al fianco lambisce le sponde del mare che di nebbia schiarisce le volte siderali del cielo in rivolta che da tergo tradisce del macrocosmo il grido. Ma non basta un carme, le nenie a cantare la fine d’un mondo, sull’orlo abbrunare o decantare le ossequi di deplorevoli imprese solo per giungere alla fine ad abiurare quando la sequela di atti nefasti commisti ad azioni di miseri innesti segue la rotta di (non più) tristi commiati presi ad abbandonare i sentieri di ieri, non più noti. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. Si spegne lungo i declivi la nostra speme di giunger laddove impronta umana il suol non imprime mentre serpeggia tra le alture l’episteme di un qualcosa che di umana natura non è seme. Immateriale forza che è del simbolo solare l’erede richiama l’animo nostro e il passo concede svelando i segreti di un flusso nascosto, viscerale simbolo del credo vetusto. Ma il desìo di coglier quel lustro è più forte di ogni possibile lutto: si giunge laddove la salita è discesa, dove uomini-cavi custodiscono dell’Immortalità l’ascesa. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. |
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6. | Shwêta-Varâha-Kalpa | 09:21 | Show lyrics |
Sulle cime dell’infinito dal bianco candore delle prime nevi il ciclo del tempo spezza il suo moto lungo i declivi del ritorno. Una nuova alba da altezze superiori emerge fra noi, oltre le stelle. La notte si spegne, annegando nella sua oscurità. Inghiottito ogni desiderio umano nelle fauci dell’aurora primordiale, il pianto scorre sui passaggi in ascesa... Nelle lontananze dell’orizzonte scorrono le Acque in attesa di sciogliere questi blocchi di ghiaccio che sono un tutt’uno con noi stessi. Rapito nella visione dello Spirito, un richiamo invoca la venuta. Eclisse di Sole traccia il sentiero nella notte dell’esistenza. Rischiara l’alba, la notte placa la sua sinistra indole nell’immersione iperborea. Riscoprire mete lontane, interiori galassie nell’infinito panorama verticale. Shwêta-Varâha-Kalpa, nel giorno del giudizio, il risveglio dell’antica Memoria. Il ritorno compiuto nell’attuazione del Passato. |
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7. | Il passaggio delle acque | 11:45 | Show lyrics |
Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’antica oblazione è offerta nel fuoco sacrificale. Nel culto solare consacro me stesso, nella dimora dell’Inizio. Il soma scorre nelle vene, le Acque segnano il cammino. Il passaggio si stende nelle volte verticali. Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’immortalità è l’apice della quarta condizione! Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Si spezza la catena della rinascita! Brahma-randra! Brahma-randra -la Porta Solare-. |
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8. | Axis Mundi | 03:44 | Show lyrics |
Alla porta dell’ascensione, là dove si riflette la trasformazione del Sé "il Sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa". Tra fiamme di soffi vitali il respiro cristallino dello Spirito frantuma nella luce la tenebra interiore, purificato nelle prove cicliche. Si spezzano le catene del ritorno laddove l’Asse è ritrovata e il Polo ricongiunto ad essa, dove la Dimora è nel Centro di tutto. L’Asse che tutto regge. Sûtrâtmâ. La Colonna del mondo. |
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01:07:17 |
Sûtrâtmâ
Members | |
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Band members | |
Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Miscellaneous staff | |
Giovanni Lupus Adamo | Drawings and artwork |
Veirg | Mixing and mastering sessions |
Tracks | |||
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1. | Tamas | 02:17 | Show lyrics |
"Svanite nelle lontananze come apici di vette le chiarità disincantate e stellari del sovramondo, di là dai fuochi impuri della sostanza vitale collettiva e le nebbie e i miraggi della moderna "cultura", sembra preannunciarsi un’epoca in cui la stessa affermazione "luciferica" e teofoba individualistica sarà definitivamente travolta e potenze incontrollabili trascineranno nella loro scia questo mondo di macchine e di esseri ebbri e spenti, che nella loro caduta hanno innalzato per esse templi titanici ed hanno loro aperte le vie della terra".* *From Julius Evola’s "Revolt against the modern world" |
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2. | Clepsydra | 12:05 | Show lyrics |
Di Crono la clessidra che fuggevole evade dell’alfa e dell’omega il punto in cui restare e le mutevoli volte di chiarori sparire, al tetro sussurro del buio precipitare. Ma la speme non giace laddove la tempesta si fa più forte di una lucerna ancora accesa quando dal basso dell’abisso al calare vorticoso inverte la sua rotta verso un ampio spazio chiuso. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. Il tempo, lo sai, è mutevole e fugace, la sua entità è ancora triste e vana quando dal silenzio una candela resta accesa a contemplare del Sole l’ora dell’ascesa. Comprenderai allora che la vita è questa: come l’aurora che rischiara e poi albeggia, e infine ritorna l’oscura luce mesta, come eterna rota senza posa. Ed ecco la formula dell’esistenza resa: candela spenta, questa è la sua intesa. Fiamma che non avvampa nella notte, che non incide ma trabocca nel nulla e poi si arresta. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. L’inesistenza che si fa viva, come trama d’incanto, la finzione che avvolge l’individuo in un manto. E l’abissale caduta che si crede modo ideale di giocare alla vita e inebriarsi del banale fin quando le è ancora concesso di esser guida o maestra della superficiale visione nell’artificio umano. |
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3. | Il dio d’acciaio | 08:11 | Show lyrics |
Cavità meccaniche, elettrici conduttori di legamenti elettronici. Tichettii assordanti, gas tossici di malsanità liquefatte. Il mondo industriale, laboratorio infernale di esperimenti ed escrementi. Catrame e petrolio, l’oro del secolo nostro, ricerca deleteria della contaminazione. Questa è dunque l’era che del Kali Yuga è l’espressione; Questa è dunque l’era che d’acciaio è celebrato il dio. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Luci ad intermittenza, segnali impazziti di allarmi di fuoco. Pulsanti e leve in un unico intreccio di costruzioni sofisticate. Velocità e fragore, ideali archetipi di scellerate vetture autodistruttive. Uomini senza vita, automi e servili spinti in un vortice dettato dal profitto. Questa è dunque l’era che del mondo è la materia guida; Questa è dunque l’era che della follia è la vita dimora. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Il dio.. il dio.. il dio.. d’acciaio! |
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4. | Crisalide | 09:13 | Show lyrics |
"Silenzio! Silenzio! Sono un astro che procede con voi e che splende dall’abisso". Offro incenso, latte e miele a questa somma libagione. Il sacrificio si compie, nell’alto del cielo si cospargono i semi. Il Soma scorre nelle vene e il cuore ne è calice. Nel supremo momento dell’avvicinamento l’Io si frantuma sino a sparire e ricomporsi nuovamente in una crisalide la cui luce è vita. Forma senza forma è la sagoma che ora assumo. Nell’incedere del cammino il passo stesso sparisce. Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Respiro di cristallo e corona d’oro, manto purpureo e scettro d’avorio. Nelle mie mani risplendono eterne; infranti resti della prima morte. |
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5. | L’analogo e il reale | 10:41 | Show lyrics |
Tra l’aurora e l’astro del cielo dormiente il nume e l’estro del monte sapiente, dove l’austro soffia alle pendici silenti e Borea si fa vortice dei solstizi morenti. Il mesto andare già al fianco lambisce le sponde del mare che di nebbia schiarisce le volte siderali del cielo in rivolta che da tergo tradisce del macrocosmo il grido. Ma non basta un carme, le nenie a cantare la fine d’un mondo, sull’orlo abbrunare o decantare le ossequi di deplorevoli imprese solo per giungere alla fine ad abiurare quando la sequela di atti nefasti commisti ad azioni di miseri innesti segue la rotta di (non più) tristi commiati presi ad abbandonare i sentieri di ieri, non più noti. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. Si spegne lungo i declivi la nostra speme di giunger laddove impronta umana il suol non imprime mentre serpeggia tra le alture l’episteme di un qualcosa che di umana natura non è seme. Immateriale forza che è del simbolo solare l’erede richiama l’animo nostro e il passo concede svelando i segreti di un flusso nascosto, viscerale simbolo del credo vetusto. Ma il desìo di coglier quel lustro è più forte di ogni possibile lutto: si giunge laddove la salita è discesa, dove uomini-cavi custodiscono dell’Immortalità l’ascesa. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. |
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6. | Shwêta-Varâha-Kalpa | 09:21 | Show lyrics |
Sulle cime dell’infinito dal bianco candore delle prime nevi il ciclo del tempo spezza il suo moto lungo i declivi del ritorno. Una nuova alba da altezze superiori emerge fra noi, oltre le stelle. La notte si spegne, annegando nella sua oscurità. Inghiottito ogni desiderio umano nelle fauci dell’aurora primordiale, il pianto scorre sui passaggi in ascesa... Nelle lontananze dell’orizzonte scorrono le Acque in attesa di sciogliere questi blocchi di ghiaccio che sono un tutt’uno con noi stessi. Rapito nella visione dello Spirito, un richiamo invoca la venuta. Eclisse di Sole traccia il sentiero nella notte dell’esistenza. Rischiara l’alba, la notte placa la sua sinistra indole nell’immersione iperborea. Riscoprire mete lontane, interiori galassie nell’infinito panorama verticale. Shwêta-Varâha-Kalpa, nel giorno del giudizio, il risveglio dell’antica Memoria. Il ritorno compiuto nell’attuazione del Passato. |
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7. | Il passaggio delle acque | 11:45 | Show lyrics |
Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’antica oblazione è offerta nel fuoco sacrificale. Nel culto solare consacro me stesso, nella dimora dell’Inizio. Il soma scorre nelle vene, le Acque segnano il cammino. Il passaggio si stende nelle volte verticali. Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’immortalità è l’apice della quarta condizione! Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Si spezza la catena della rinascita! Brahma-randra! Brahma-randra -la Porta Solare-. |
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8. | Axis Mundi | 03:44 | Show lyrics |
Alla porta dell’ascensione, là dove si riflette la trasformazione del Sé "il Sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa". Tra fiamme di soffi vitali il respiro cristallino dello Spirito frantuma nella luce la tenebra interiore, purificato nelle prove cicliche. Si spezzano le catene del ritorno laddove l’Asse è ritrovata e il Polo ricongiunto ad essa, dove la Dimora è nel Centro di tutto. L’Asse che tutto regge. Sûtrâtmâ. La Colonna del mondo. |
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01:07:17 |
Sûtrâtmâ
Members | |
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Original line-up | |
Band members | |
Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Miscellaneous staff | |
Giovanni Lupus Adamo | Drawings and artwork |
Veirg | Mixing and mastering sessions |
Tracks | |||
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1. | Tamas | 02:17 | Show lyrics |
"Svanite nelle lontananze come apici di vette le chiarità disincantate e stellari del sovramondo, di là dai fuochi impuri della sostanza vitale collettiva e le nebbie e i miraggi della moderna "cultura", sembra preannunciarsi un’epoca in cui la stessa affermazione "luciferica" e teofoba individualistica sarà definitivamente travolta e potenze incontrollabili trascineranno nella loro scia questo mondo di macchine e di esseri ebbri e spenti, che nella loro caduta hanno innalzato per esse templi titanici ed hanno loro aperte le vie della terra".* *From Julius Evola’s "Revolt against the modern world" |
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2. | Clepsydra | 12:05 | Show lyrics |
Di Crono la clessidra che fuggevole evade dell’alfa e dell’omega il punto in cui restare e le mutevoli volte di chiarori sparire, al tetro sussurro del buio precipitare. Ma la speme non giace laddove la tempesta si fa più forte di una lucerna ancora accesa quando dal basso dell’abisso al calare vorticoso inverte la sua rotta verso un ampio spazio chiuso. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. Il tempo, lo sai, è mutevole e fugace, la sua entità è ancora triste e vana quando dal silenzio una candela resta accesa a contemplare del Sole l’ora dell’ascesa. Comprenderai allora che la vita è questa: come l’aurora che rischiara e poi albeggia, e infine ritorna l’oscura luce mesta, come eterna rota senza posa. Ed ecco la formula dell’esistenza resa: candela spenta, questa è la sua intesa. Fiamma che non avvampa nella notte, che non incide ma trabocca nel nulla e poi si arresta. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. L’inesistenza che si fa viva, come trama d’incanto, la finzione che avvolge l’individuo in un manto. E l’abissale caduta che si crede modo ideale di giocare alla vita e inebriarsi del banale fin quando le è ancora concesso di esser guida o maestra della superficiale visione nell’artificio umano. |
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3. | Il dio d’acciaio | 08:11 | Show lyrics |
Cavità meccaniche, elettrici conduttori di legamenti elettronici. Tichettii assordanti, gas tossici di malsanità liquefatte. Il mondo industriale, laboratorio infernale di esperimenti ed escrementi. Catrame e petrolio, l’oro del secolo nostro, ricerca deleteria della contaminazione. Questa è dunque l’era che del Kali Yuga è l’espressione; Questa è dunque l’era che d’acciaio è celebrato il dio. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Luci ad intermittenza, segnali impazziti di allarmi di fuoco. Pulsanti e leve in un unico intreccio di costruzioni sofisticate. Velocità e fragore, ideali archetipi di scellerate vetture autodistruttive. Uomini senza vita, automi e servili spinti in un vortice dettato dal profitto. Questa è dunque l’era che del mondo è la materia guida; Questa è dunque l’era che della follia è la vita dimora. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Il dio.. il dio.. il dio.. d’acciaio! |
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4. | Crisalide | 09:13 | Show lyrics |
"Silenzio! Silenzio! Sono un astro che procede con voi e che splende dall’abisso". Offro incenso, latte e miele a questa somma libagione. Il sacrificio si compie, nell’alto del cielo si cospargono i semi. Il Soma scorre nelle vene e il cuore ne è calice. Nel supremo momento dell’avvicinamento l’Io si frantuma sino a sparire e ricomporsi nuovamente in una crisalide la cui luce è vita. Forma senza forma è la sagoma che ora assumo. Nell’incedere del cammino il passo stesso sparisce. Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Respiro di cristallo e corona d’oro, manto purpureo e scettro d’avorio. Nelle mie mani risplendono eterne; infranti resti della prima morte. |
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5. | L’analogo e il reale | 10:41 | Show lyrics |
Tra l’aurora e l’astro del cielo dormiente il nume e l’estro del monte sapiente, dove l’austro soffia alle pendici silenti e Borea si fa vortice dei solstizi morenti. Il mesto andare già al fianco lambisce le sponde del mare che di nebbia schiarisce le volte siderali del cielo in rivolta che da tergo tradisce del macrocosmo il grido. Ma non basta un carme, le nenie a cantare la fine d’un mondo, sull’orlo abbrunare o decantare le ossequi di deplorevoli imprese solo per giungere alla fine ad abiurare quando la sequela di atti nefasti commisti ad azioni di miseri innesti segue la rotta di (non più) tristi commiati presi ad abbandonare i sentieri di ieri, non più noti. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. Si spegne lungo i declivi la nostra speme di giunger laddove impronta umana il suol non imprime mentre serpeggia tra le alture l’episteme di un qualcosa che di umana natura non è seme. Immateriale forza che è del simbolo solare l’erede richiama l’animo nostro e il passo concede svelando i segreti di un flusso nascosto, viscerale simbolo del credo vetusto. Ma il desìo di coglier quel lustro è più forte di ogni possibile lutto: si giunge laddove la salita è discesa, dove uomini-cavi custodiscono dell’Immortalità l’ascesa. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. |
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6. | Shwêta-Varâha-Kalpa | 09:21 | Show lyrics |
Sulle cime dell’infinito dal bianco candore delle prime nevi il ciclo del tempo spezza il suo moto lungo i declivi del ritorno. Una nuova alba da altezze superiori emerge fra noi, oltre le stelle. La notte si spegne, annegando nella sua oscurità. Inghiottito ogni desiderio umano nelle fauci dell’aurora primordiale, il pianto scorre sui passaggi in ascesa... Nelle lontananze dell’orizzonte scorrono le Acque in attesa di sciogliere questi blocchi di ghiaccio che sono un tutt’uno con noi stessi. Rapito nella visione dello Spirito, un richiamo invoca la venuta. Eclisse di Sole traccia il sentiero nella notte dell’esistenza. Rischiara l’alba, la notte placa la sua sinistra indole nell’immersione iperborea. Riscoprire mete lontane, interiori galassie nell’infinito panorama verticale. Shwêta-Varâha-Kalpa, nel giorno del giudizio, il risveglio dell’antica Memoria. Il ritorno compiuto nell’attuazione del Passato. |
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7. | Il passaggio delle acque | 11:45 | Show lyrics |
Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’antica oblazione è offerta nel fuoco sacrificale. Nel culto solare consacro me stesso, nella dimora dell’Inizio. Il soma scorre nelle vene, le Acque segnano il cammino. Il passaggio si stende nelle volte verticali. Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’immortalità è l’apice della quarta condizione! Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Si spezza la catena della rinascita! Brahma-randra! Brahma-randra -la Porta Solare-. |
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8. | Axis Mundi | 03:44 | Show lyrics |
Alla porta dell’ascensione, là dove si riflette la trasformazione del Sé "il Sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa". Tra fiamme di soffi vitali il respiro cristallino dello Spirito frantuma nella luce la tenebra interiore, purificato nelle prove cicliche. Si spezzano le catene del ritorno laddove l’Asse è ritrovata e il Polo ricongiunto ad essa, dove la Dimora è nel Centro di tutto. L’Asse che tutto regge. Sûtrâtmâ. La Colonna del mondo. |
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01:07:17 |
Sûtrâtmâ
Members | |
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Original line-up | |
Band members | |
Augusto "Hostis" | Vocals, Guitars, Bass, Keyboards, Drum programming |
Miscellaneous staff | |
Giovanni Lupus Adamo | Drawings and artwork |
Veirg | Mixing and mastering sessions |
Tracks | |||
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1. | Tamas | 02:17 | Show lyrics |
"Svanite nelle lontananze come apici di vette le chiarità disincantate e stellari del sovramondo, di là dai fuochi impuri della sostanza vitale collettiva e le nebbie e i miraggi della moderna "cultura", sembra preannunciarsi un’epoca in cui la stessa affermazione "luciferica" e teofoba individualistica sarà definitivamente travolta e potenze incontrollabili trascineranno nella loro scia questo mondo di macchine e di esseri ebbri e spenti, che nella loro caduta hanno innalzato per esse templi titanici ed hanno loro aperte le vie della terra".* *From Julius Evola’s "Revolt against the modern world" |
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2. | Clepsydra | 12:05 | Show lyrics |
Di Crono la clessidra che fuggevole evade dell’alfa e dell’omega il punto in cui restare e le mutevoli volte di chiarori sparire, al tetro sussurro del buio precipitare. Ma la speme non giace laddove la tempesta si fa più forte di una lucerna ancora accesa quando dal basso dell’abisso al calare vorticoso inverte la sua rotta verso un ampio spazio chiuso. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. Il tempo, lo sai, è mutevole e fugace, la sua entità è ancora triste e vana quando dal silenzio una candela resta accesa a contemplare del Sole l’ora dell’ascesa. Comprenderai allora che la vita è questa: come l’aurora che rischiara e poi albeggia, e infine ritorna l’oscura luce mesta, come eterna rota senza posa. Ed ecco la formula dell’esistenza resa: candela spenta, questa è la sua intesa. Fiamma che non avvampa nella notte, che non incide ma trabocca nel nulla e poi si arresta. L’infinita materia d’interrogare ora i segni di un tempo che erra lungo le vie della Terra non sono che volte a distrugger del computo l’intensa cognizione dell’interiore assoluto. L’inesistenza che si fa viva, come trama d’incanto, la finzione che avvolge l’individuo in un manto. E l’abissale caduta che si crede modo ideale di giocare alla vita e inebriarsi del banale fin quando le è ancora concesso di esser guida o maestra della superficiale visione nell’artificio umano. |
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3. | Il dio d’acciaio | 08:11 | Show lyrics |
Cavità meccaniche, elettrici conduttori di legamenti elettronici. Tichettii assordanti, gas tossici di malsanità liquefatte. Il mondo industriale, laboratorio infernale di esperimenti ed escrementi. Catrame e petrolio, l’oro del secolo nostro, ricerca deleteria della contaminazione. Questa è dunque l’era che del Kali Yuga è l’espressione; Questa è dunque l’era che d’acciaio è celebrato il dio. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Luci ad intermittenza, segnali impazziti di allarmi di fuoco. Pulsanti e leve in un unico intreccio di costruzioni sofisticate. Velocità e fragore, ideali archetipi di scellerate vetture autodistruttive. Uomini senza vita, automi e servili spinti in un vortice dettato dal profitto. Questa è dunque l’era che del mondo è la materia guida; Questa è dunque l’era che della follia è la vita dimora. L’uomo non più uomo, la macchina non più macchina: l’uomo è ora macchina e la macchina è ora dio. Il dio.. il dio.. il dio.. d’acciaio! |
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4. | Crisalide | 09:13 | Show lyrics |
"Silenzio! Silenzio! Sono un astro che procede con voi e che splende dall’abisso". Offro incenso, latte e miele a questa somma libagione. Il sacrificio si compie, nell’alto del cielo si cospargono i semi. Il Soma scorre nelle vene e il cuore ne è calice. Nel supremo momento dell’avvicinamento l’Io si frantuma sino a sparire e ricomporsi nuovamente in una crisalide la cui luce è vita. Forma senza forma è la sagoma che ora assumo. Nell’incedere del cammino il passo stesso sparisce. Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Non v’è ritorno, non v’è risorgita (rinascita umana)! Respiro di cristallo e corona d’oro, manto purpureo e scettro d’avorio. Nelle mie mani risplendono eterne; infranti resti della prima morte. |
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5. | L’analogo e il reale | 10:41 | Show lyrics |
Tra l’aurora e l’astro del cielo dormiente il nume e l’estro del monte sapiente, dove l’austro soffia alle pendici silenti e Borea si fa vortice dei solstizi morenti. Il mesto andare già al fianco lambisce le sponde del mare che di nebbia schiarisce le volte siderali del cielo in rivolta che da tergo tradisce del macrocosmo il grido. Ma non basta un carme, le nenie a cantare la fine d’un mondo, sull’orlo abbrunare o decantare le ossequi di deplorevoli imprese solo per giungere alla fine ad abiurare quando la sequela di atti nefasti commisti ad azioni di miseri innesti segue la rotta di (non più) tristi commiati presi ad abbandonare i sentieri di ieri, non più noti. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. Si spegne lungo i declivi la nostra speme di giunger laddove impronta umana il suol non imprime mentre serpeggia tra le alture l’episteme di un qualcosa che di umana natura non è seme. Immateriale forza che è del simbolo solare l’erede richiama l’animo nostro e il passo concede svelando i segreti di un flusso nascosto, viscerale simbolo del credo vetusto. Ma il desìo di coglier quel lustro è più forte di ogni possibile lutto: si giunge laddove la salita è discesa, dove uomini-cavi custodiscono dell’Immortalità l’ascesa. L’analogo e il reale, fonte non sempre uguale, ma dal Monte del Vate il Vero è ciò che cale quando re è anche uomo trascendentale, quando l’analogo è dunque il reale. |
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6. | Shwêta-Varâha-Kalpa | 09:21 | Show lyrics |
Sulle cime dell’infinito dal bianco candore delle prime nevi il ciclo del tempo spezza il suo moto lungo i declivi del ritorno. Una nuova alba da altezze superiori emerge fra noi, oltre le stelle. La notte si spegne, annegando nella sua oscurità. Inghiottito ogni desiderio umano nelle fauci dell’aurora primordiale, il pianto scorre sui passaggi in ascesa... Nelle lontananze dell’orizzonte scorrono le Acque in attesa di sciogliere questi blocchi di ghiaccio che sono un tutt’uno con noi stessi. Rapito nella visione dello Spirito, un richiamo invoca la venuta. Eclisse di Sole traccia il sentiero nella notte dell’esistenza. Rischiara l’alba, la notte placa la sua sinistra indole nell’immersione iperborea. Riscoprire mete lontane, interiori galassie nell’infinito panorama verticale. Shwêta-Varâha-Kalpa, nel giorno del giudizio, il risveglio dell’antica Memoria. Il ritorno compiuto nell’attuazione del Passato. |
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7. | Il passaggio delle acque | 11:45 | Show lyrics |
Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’antica oblazione è offerta nel fuoco sacrificale. Nel culto solare consacro me stesso, nella dimora dell’Inizio. Il soma scorre nelle vene, le Acque segnano il cammino. Il passaggio si stende nelle volte verticali. Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Nel sacro mantra della creazione scorre la monosillaba sacra. Nei tre suoni celesti dell’Atman risuona la Parola Suprema. L’immortalità è l’apice della quarta condizione! Vedo la foce del fiume, Brahma-randra -la Porta Solare-. Si spezza la catena della rinascita! Brahma-randra! Brahma-randra -la Porta Solare-. |
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8. | Axis Mundi | 03:44 | Show lyrics |
Alla porta dell’ascensione, là dove si riflette la trasformazione del Sé "il Sole di giustizia trasfigura ed accende l’universo in attesa". Tra fiamme di soffi vitali il respiro cristallino dello Spirito frantuma nella luce la tenebra interiore, purificato nelle prove cicliche. Si spezzano le catene del ritorno laddove l’Asse è ritrovata e il Polo ricongiunto ad essa, dove la Dimora è nel Centro di tutto. L’Asse che tutto regge. Sûtrâtmâ. La Colonna del mondo. |
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01:07:17 |
Band ascii art
SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ####################################SSS###SSSSS##SSSS#SSSS####S###SSSSSSS#S##S#SSSS##################################### ####################################SSS##SSSSS#SSSS#SSS#SSS#SSS###SSSS##S#S##SSSSSS##################################### ####################################SSSSS##S#S##S#S#SSS##SSS##S###SSSSSSSSSS##S#SSS##################################### ########################################SSSSSSSSSSSSSSSSS#SSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSS######################################## #########################################################S%??%S######################################################### #########################################################S%%%SS######################################################### ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## ######################################################################################################################## @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@ @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
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